Percorsi
PER I GENITORI
I figli non ascoltano, ‘fanno di testa loro’. Una mamma mi dice: “Mia figlia, a sei anni, mi chiede seriamente: “Mamma, a che serve la scuola? Io mi annoio, non voglio andarci!” Come mai i figli sembrano così indipendenti e lontani dall’obbedienza, non fanno ciò che ci aspettiamo, non seguono il buon senso, le regole? Che cosa non funziona nei nostri approcci?
Spesso il genitore sconta una distanza relazionale con i figli. Avverte che sua figlia o suo figlio si muovono in un mondo più complesso, la società è accelerata; i ragazzi qualche volta sembrano ‘non reggere’, altre sembrano avere impegni troppo ‘maturi’ per la loro età. Consideriamo poi la tecnologia, il possibile ‘abuso’ oppure i casi sempre più frequenti in cui di fronte ad una interrogazione o una difficoltà nelle relazioni sociali si ricorre ad etichette diagnostiche quali ‘ansia’, ‘depressione’, ecc.
Negli incontri con i genitori si condividono insieme visioni, esperienze e ‘tecniche nuove’ per affrontare le difficoltà di essere genitore oggi, per rispondere agli interrogativi e ai problemi che si incontrano nel quotidiano, con l’obiettivo di costruire una buona relazione educativa.
Si discutono altre prospettive educative, la situazione sociale e culturale e il ‘problema’ di educare, confrontando vari approcci e conoscenze, le novità e le possibili soluzioni. È proposta una parte pratica – il che cosa fare – combinando varie ‘tecniche e strategie’, preparazione all’autocambiamento, una buona comunicazione verbale e non verbale e infine una buona prassi relazionale.
MINDULNESS per gruppi e singoli
La mente discorsiva è per certi versi l’opposto di una mente consapevole. La mente discorsiva di cui facciamo esperienza quotidiana è quel vociare di pensieri che accompagna le nostre azioni, che configura le nostre scelte, ‘costruisce’ le nostre relazioni e ha spesso un carattere di ineluttabilità: i pensieri e le emozioni si ‘impongono’ a noi, ‘agiscono, spesso prima ancora di poterne essere consapevoli. Quando ci troviamo in difficoltà per una scelta che avremmo evitato o viviamo un periodo di fatica mentale è perché non siamo stati presenti ai pensieri, alle emozioni, al corpo, non siamo presenti a ciò che ci accade.
La mente consapevole è una mente che ‘si ferma’ focalizzando l’attenzione al corpo, al respiro, all’osservazione di un desiderio, di un pensiero, di una paura, di un sentimento per far in modo che ‘scorrano’ senza dover essere costretti a inseguirli o diventarne ‘ostaggi. Abbiamo fatto esperienza di uno stato di presenza pieno e spontaneo da bambini. La presenza mentale ci è naturale, c’è già e può essere ‘riattivata. La pratica della consapevolezza può diventare parte integrante della propria vita quotidiana. Questa pratica, unita ad altre conoscenze e competenze psicologiche, è sperimentabile da tutti.
PER I SINGOLI ‘LA NON-TERAPIA’
Si può trascendere il bisogno di definirsi, di definire a tutti i costi un’identità (di ruolo, professionale, sociale, affettiva)? Sì, poiché c’è stato un momento in cui abbiamo cominciato a definirci e a ‘interpretare’ i racconti personali costruiti attraverso le relazioni e intessuti nei discorsi sociali a cui abbiamo partecipato. Ciò non significa non provare più amore, affetti, vivere relazioni, rapporti di lavoro ma, al contrario, significa dare a questi eventi una piena espressione, libera e indefinibile, in una dimensione del tempo concentrata sull’attualità del momento presente.
PER RAGAZZE E RAGAZZI (7-20 anni)
Ragazze e ragazzi possono aver bisogno, di tanto in tanto, di dare altri significati a taluni accadimenti della vita, mettere in chiaro esperienze e relazioni personali, comprendere le manifestazioni dei propri sé. In questa ricerca lo psicologo entra in relazione con ragazzi e giovani per costruire nel dialogo ulteriori punti di vista circa gli eventi, le esperienze sociali, la cultura.
PER PSICOLOGI, INSEGNANTI, EDUCATORI SULL’EDUCAZIONE COME RELAZIONE (per singoli o per gruppi)
Il percorso è incentrato sulla preparazione e messa punto di un approccio e di competenze nuove che l’educatore, l’insegnante o lo psicologo possono usare nel proprio lavoro o per trasferire ai genitori modalità nuove di relazionarsi con i propri figli. Partendo dall’epistemologia sociale di matrice ‘costruzionista’ si condividono spunti e visioni sulla necessità di considerare la dimensione sociale e culturale nonché l’elemento relazionale come generatori di identità sociali. Le particolari identità sociali generate negli scambi sociali contemporanei, ‘indossate’ dalle nuove generazioni, spesso generano quella conflittualità tra adulti e adolescenti che alle volte sembra non avere vie d’uscita. Il problema dell’educare, dell’obbedienza, della conflittualità, dell’abuso di etichette diagnostiche e della costruzione del futuro sono alcuni dei temi trattati nel percorso.